Bonus edilizi: tutte le strade per annullare le cessioni

La circolare 6/E ha consentito di cancellare gli effetti di trasferimenti di crediti già accettati. Nel corso degli anni dall’agenzia delle Entrate sono arrivati molti strumenti per tornare sui propri passi.

Piattaforma cessione crediti: guida completa

1. Comunicazione della scelta per la compensazione in F24

I cessionari e i fornitori di crediti derivanti da prime comunicazioni inviate dal 1° maggio 2022 devono comunicare, per ciascuna rata annuale, la scelta di fruire o meno in compensazione in F24.

L’opzione per la compensazione è irrevocabile, ma dal 5 ottobre 2023 è possibile annullarla tramite la piattaforma per l’intero importo di una o più rate.

L’annullamento riduce il credito fruibile in F24 e riattiva la facoltà di cessione delle relative rate.

2. Annullamento dell’opzione per la ripartizione decennale

L’opzione per la ripartizione decennale di alcuni crediti presenti nei cassetti fiscali è irrevocabile.Tuttavia, è possibile annullarla tramite la piattaforma, come previsto dal provvedimento n. 332687/2023.

3. Correzione di errori prima dell’accettazione del credito

In caso di errori od omissioni nella comunicazione del credito, è possibile:

Reinviare il modello entro il 5 del mese successivo al primo invio.

Richiedere al cessionario/fornitore di rifiutare il credito nella piattaforma.

Inviare una nuova comunicazione nei termini.

4. Annullamento dell’accettazione del credito

Se il credito è già stato accettato, è possibile annullare l’accettazione su richiesta firmata da tutte le parti.

L’annullamento riduce l’importo del credito compensabile in capo al cessionario e lo rende nuovamente disponibile al cedente.

5. Rifiuto di cessioni di crediti già accettate

Le cessioni di crediti “già accettate dal cessionario” ed effettuate tramite la piattaforma possono essere rifiutate congiuntamente dalle parti. Il rifiuto va comunicato alle Entrate via PEC utilizzando il modello allegato alla circolare n. 6/E dell’8 marzo 2024. I crediti torneranno nella disponibilità del cedente per l’eventuale ulteriore cessione o l’utilizzo in compensazione tramite F24.

6. Crediti non ancora utilizzati

Se nel cassetto fiscale del cessionario/fornitore sono presenti crediti non ancora utilizzati in F24 e non più utilizzabili per cause diverse dal decorso dei termini di utilizzo, è necessario comunicarlo alle Entrate entro 30 giorni dalla conoscenza dell’evento.

La comunicazione comporta la rimozione del credito dalla disponibilità del cessionario, ma non il suo ritorno al cedente.

Per informazioni più specifiche, consultare la Piattaforma cessione crediti dell’Agenzia delle Entrate.

Pubblicata la guida aggiornata del fisco per la cessione del credito 2024

L’Agenzia delle Entrate ha pubblicato la guida aggiornata a gennaio 2024 contenente le regole per usare la piattaforma relativa alla cessione dei crediti fiscali collegati ai bonus edilizi.

Aggiornata a gennaio 2024 dal Fisco la guida dal titolo “La piattaforma cessione crediti: come funziona e quando si utilizza” che fornisce indicazioni specifiche e pratiche sull’utilizzo della procedura telematica che consente di trasferire a terzi i propri crediti d’imposta relativi ai bonus edilizi e ad altre agevolazioni.

Attraverso la piattaforma è possibile, per quanto concerne i bonus edilizi, comunicare la cessione dei crediti relativi a Superbonus, Ecobonus, Sismabonus, bonus facciate, installazione delle colonnine di ricarica, bonus ristrutturazioni ed eliminazione delle barriere architettoniche.

Difatti, la piattaforma consente a fornitori e cessionari di monitorare, cedere e accettare le transazioni per utilizzare il credito tramite modello F24 oppure, in alternativa all’utilizzo in compensazione, è possibile comunicare all’Agenzia delle Entrate la cessione del credito ad altri soggetti nel rispetto delle normative vigenti.

A tal proposito, è opportuno ricordare che la cessione del credito è consentita solo nei casi di lavori per i quali risulti, alla data del 16 febbraio 2023, presentata la CILAS o, in caso di interventi condominiali, sia stata adottata la delibera assembleare di approvazione dei lavori stessi, quindi risulti presentata l’istanza per l’acquisizione del titolo abilitativo per gli interventi.

Tra le nuove funzioni della piattaforma e illustrate nella nuova guida pubblicata dal Fisco, c’è la “Riduzione del credito”, una sezione in cui è possibile comunicare all’Agenzia delle Entrate i crediti derivanti dai bonus edilizi e non più utilizzabili per cause diverse dal decorso dei termini di utilizzo. Il manuale, inoltre, spiega anche come comportarsi nel caso in cui la comunicazione riguardi crediti “non tracciabili”.

Per controllare lo stato dell’arte, invece, è possibile cliccare sulla sezione “Consultazione” e visualizzare l’elenco delle comunicazioni già inviate, quindi sia quelle relative ai crediti tracciabili e sia quelle relative ai crediti non tracciabili, pertanto, una volta individuato il credito si potrà visualizzare l’elenco delle operazioni effettuate.

Mutui, il caro tassi frena la domanda: il fisso va giù veloce, ripartono le surroghe

Cosa aspettarsi per il 2024?

«La discesa si è fermata ma non possiamo parlare di ripartenza – spiega Simone Capecchi, executive director di Crif –. I tassi alti si sono trasformati in rate più alte e, non dimentichiamolo, chi stipula un mutuo per certi versi “compra” una rata. Se questa è aumentata del 50%, o più, va da sé che molti si siano defilati. Un altro freno – prosegue Capecchi – è l’incertezza sui tassi che ha tenuto lontano molti aspiranti mutuatari. Nel 2024 abbiamo la certezza che i tassi non saliranno, ma a dire la verità non ci aspettiamo grandi tagli da parte della Bce. Un’ultima considerazione riguarda l’offerta – conclude l’esperto di Crif –. Se i tassi dovessero restare su livelli alti l’atteggiamento delle banche nell’erogare nuovi mutui potrebbe farsi più guardingo dato che l’investimento di attrarre nuovi clienti potrebbe essere messo a rischio per via di possibili surroghe nei prossimi anni, di cui ci aspettiamo un’accelerazione non appena la Bce inizi a tagliare il costo del denaro».

A quanto pare, nel 2024 domanda e offerta potrebbero continuare ad affrontare i rispettivi scheletri (la Bce per la domanda e il rischio di subire una surroga lato offerta). Molto, se non tutto, dipenderà dalle decisioni della Bce che proprio qualche giorno fa, nelle parole del governatore Christine Lagarde, ha lasciato intendere che prima dell’estate sarà difficile assistere a un taglio dei tassi. Queste parole stanno spingendo i tassi Eurirs a risalire (nell’ultima settimana l’indice a 25 anni è salito dal 2,5% al 2,7%).

Mentre gli Euribor, che influenzano le rate dei tassi variabili, si sono sì leggermente discostati dal picco al 4% raggiunto ad ottobre ma stanno oscillando poco sotto (3,92% per l’Euribor con scadenza a tre mesi e 3,85% per il “fratello” a un mese). Sono sostanzialmente imballati in attesa di capire le mosse della Bce che, a sua volta, sta aspettando i dati sui salari (saranno una minaccia per l’inflazione?) prima di agire.

Le opportunità offerte dal mercato

In questo scenario, però, il mercato oggi offre delle opportunità. I mutui presentano una certa stagionalità che vede nei primi mesi dell’anno uscire allo scoperto le banche più aggressive, quelle che, per un motivo o per l’altro, hanno messo a budget con l’inizio dell’anno un obiettivo di erogazione più elevato della media e quindi sono disposte ad offrire degli sconti.

Proviamo a distinguere i mutui d’acquisto dai mutui di surroga, ovvero quell’operazione in cui si sposta il vecchio mutuo verso una nuova banca che concede condizioni migliorative in termini di tasso e/o durata.

Sul primo fronte (mutuo d’acquisto) continua a dominare l’anomalia che vede il tasso fisso in partenza decisamente meno caro (migliori offerte intorno al 3%) del variabile (migliori offerte vicine al 5%). Questo perché gli Eurirs (che hanno lo sguardo lungo su un rallentamento economico prospettico) sono scesi più velocemente degli Euribor (dipendenti a stretto giro dalle scelte di breve termine della Bce). Non stupisce quindi che oggi il 97% delle preferenze di privati e famiglie sia per il fisso. Questo nonostante i tassi variabili pare abbiano raggiunto il capolinea e, lentamente, sono visti in miglioramento.

Le opportunità della surroga

Cosa dire invece della surroga? «Per chi voglia sostituire il proprio mutuo, la scelta vincente oggi rimane quella del tasso fisso – spiega Stefano Rossini, ad di MutuiSupermarket –. In particolare, è decisamente consigliata non solo a chi detiene un mutuo a tasso variabile, ma anche a chi ha sottoscritto un mutuo a tasso fisso tra la fine del 2022 e tutto il 2023. Per questa platea a tasso fisso, le offerte migliori ad oggi possono già garantire un risparmio da tassi iniziali pari al 4-4,2% a tassi odierni pari al 3 per cento. Quindi, su un mutuo di 25 anni di importo 140mila euro – calcola Rossini – le migliori offerte di mutuo di surroga di mercato possono garantire una riduzione della rata di 75 euro, oltre 20mila euro di risparmio interessi sulla durata residua del mutuo. Molto interessanti sono inoltre le offerte di surroga per tutti quei mutuatari che hanno immobili efficienti da un punto di vista energetico con classe energetica A, B o C, per loro diversi istituti hanno appena lanciato delle offerte di surroga dedicate a tassi fissi intorno al 2,5% in pratica ad un costo inferiore al costo del denaro».

La Lombardia per le imprese, tra finanza tradizionale e alternativa

Accesso al credito problema per Pmi, servono segnali positivi

“Oggi l’accesso al credito è il principale problema per le imprese. Tra i motivi c’è l’elevato costo per accedere al credito, quindi una politica monetaria di stampo tradizionalista da parte della Bce in risposta a un’inflazione che invece non ha cause tradizionali. Per cui si è creata una situazione in cui è stata procrastinata la calendarizzazione degli investimenti delle aziende e quindi una situazione che ha rallentato l’economia”, ha detto l’assessore Guidesi. «Noi suggerimmo alla Commissione europea, davanti a questa politica monetaria decisa dalla Bce, di mettere in atto e in campo quel fondo di garanzia per l’accesso al credito che era stato reso disponibile durante la pandemia e questo avrebbe sicuramente aiutato a dare alle imprese continuità dal punto di vista degli investimenti e della crescita», ha detto l’assessore, sottolineando che Regione Lombardia, dal canto suo, «prova a mettere in campo strumenti innovativi dal punto di vista finanziario, non solo quelli tradizionali, che sono comunque attivi. Di certo, davanti a un costo del denaro così elevato, la compensazione che noi possiamo avere è molto limitato. Per cui abbiamo bisogno di qualche segnale positivo da parte della Bce e sarebbe molto positivo l’abbassamento dei tassi di interesse».

La domanda è dunque quale potrà e dovrà essere il ruolo delle banche nel futuro dell’economia lombarda, italiana ed europea. Negli ultimi anni «si è lavorato molto sul tema della patrimonializzazione delle banche e di una vigilanza più attiva ed efficace, si è lavorato sulle competenze e la professionalità degli amministratori delle banche. Forse si è persa un po’ l’azione per cui le banche sono nate, il loro ruolo naturale che non è solo la raccolta del risparmio, ma anche la disponibilità del credito e la messa a disposizione delle filiere produttive della liquidità necessaria per potere investire», ha detto Guidesi. Tuttavia, ha spiegato l’assessore, «per raggiungere gli obiettivi a livello europeo c’è bisogno non solo di idee, ma anche di fare investimenti e per fare investimenti serve liquidità. Quindi abbiamo bisogno che le banche tornino a fare le banche».

Banche, stretta creditizia da 55 miliardi di euro

Gelata nell’erogazione del credito. L’effetto scatenato dell’aumento dei tassi si abbatte sui prestiti bancari: nell’ultimo anno si è registrata una stretta creditizia da 55 miliardi di euro, con una riduzione che supera il 4%. Le banche hanno tagliato tutti i tipi di finanziamenti alle imprese, con una riduzione di 47 miliardi (meno 7%).

È quanto emerge dal rapporto mensile sul credito realizzato dal Centro studi di Unimpresa, secondo cui la clientela bancaria fatica a onorare le scadenza con le rate dei prestiti tant’è che le sofferenze nette sono cresciute in un anno di quasi il 10%, passando da 16 miliardi a quasi 18 miliardi.

Gli istituti di credito continuano la progressiva riduzione dei prestiti alle aziende, in particolare per le piccole e medie imprese, diminuendo fortemente i prestiti a breve periodo e rinegoziando quelli a lungo.

Investimenti delle imprese nel segno della prudenza

Le aziende venete stanno rivedendo al ribasso i propri programmi di investimento: in un territorio a forte vocazione manifatturiera, e che vede nella Germania il primo mercato, la frenata arriva in modo più sensibile rispetto ad altre aree del Paese: «La crisi ha colpito le famiglie e l’inflazione, oltre ai costi delle bollette e della benzina, ne ha ridotto il potere d’acquisto – spiega Antonella Trevisanato, responsabile del Centro studi Unioncamere del Veneto – Di qui la rinuncia ad acquistare beni durevoli, che avevano visto un boom di domanda durante la pandemia, quando non si poteva fare altro e si è speso ad esempio su elettrodomestici e ammodernamenti. Ora chi spende preferisce farlo per viaggi, spettacoli, ristoranti, e la produzione in senso stretto rallenta».

I dati mostrano come nel 2022 sia cresciuta la propensione agli investimenti della manifattura veneta: una impresa su due ha investito in azienda per sostenere la crescita e migliorare i processi produttivi, destinando il 20% di risorse in più per evolvere la propria offerta grazie all’acquisto di impianti, macchinari o alla trasformazione digitale. A dirlo sono i dati del Focus investimenti 2022-2023 elaborato dal Centro Studi di Unioncamere del Veneto.

Il risultato è che la quota degli imprenditori che prevedono di fare investimenti nel corso del 2023 è pari a 46,9%, in diminuzione rispetto alla tendenza del 2022 (55,9%), mentre gli investimenti in valore sono attesi in crescita del +4,6% (+20,9% l’aumento degli investimenti nel 2022). Guardando alle dimensioni, le piccole imprese prevedono un aumento maggiore degli investimenti (+7,2%) rispetto alle imprese di medie e grandi dimensioni (+3,9%). A livello di comparti invece, sono previsti aumenti maggiori dalle imprese del tessile e abbigliamento (+22%), della carta e stampa (+8,4%) e delle macchine elettriche ed elettroniche (+7,5%). Al contrario, nel 2023 gli investimenti saranno in diminuzione per gomma plastica (-2,6%), legno e mobile (-2,5%) e metalli e prodotti in metallo (-0,9%).

La frenata dell’economia tedesca impatta sui numeri dell’industria manifatturiera del Veneto. L’occupazione nel primo semestre ha tenuto, anche se con qualche rallentamento nei settori più legati ai beni di consumo. Ma ora le previsioni risentono dell’incertezza di scenario.

Bonus edili e utilizzo in compensazione di crediti

Il meccanismo fiscale di tipo compensativo trova il suo fondamento normativo nel D.lgs. 9 luglio 1997, n. 241, norma con la quale il legislatore ha istituito una forma di compensazione fiscale per mezzo della quale il contribuente può elidere le proprie posizioni debitorie (erariali o previdenziali), con crediti vantati nei confronti dell’Amministrazione finanziaria o Enti previdenziali. 

Obiettivo del legislatore era quello di “semplificare l’attività della riscossione […] introducendo una nuova tipologia di compensazione in ambito tributario non solo per crediti e debiti di natura tributaria omogeni, ma anche per crediti e debiti della medesima natura eterogenei”.

Questo particolare istituto fiscale può essere distinto in:

  • compensazione verticale,
  • compensazione orizzontale

compensazione verticale interessa un singolo tributo: con essa è compensato il debito relativo ad una data imposta con i crediti, relativi alla stessa imposta, sorti in periodi d’imposta precedenti e non chiesti a rimborso. 

La compensazione orizzontale, invece, coinvolge non solo imposte diverse, ma anche i debiti per contributi previdenziali; interessa perciò creditori diversi (Stato, Inps, Inail, Enti locali ecc.).

Factoring per le aziende in crisi

Si aprono nuovi spazi per l’utilizzo del factoring come strumento di rilancio per le aziende in crisi finanziaria: sono stati soltanto 3 miliardi di euro nel 2022, quando un studio di Deloitte e Assifact, l’Associazione italiana per il factoring, stima che la domanda di questo strumento da parte di aziende italiane a corto di liquidità offrirà nel 2024 un mercato potenziale da 40 miliardi di euro, in ulteriore aumento rispetto al mercato potenziale del 2023 (38 miliardi) e del 2022 (34 miliardi).

Se la prospettiva è quella di una crescita, ad usarlo oggi sono prevalentemente aziende medio-grandi del comparto manifatturiero in crisi finanziaria, per poter accedere alla liquidità senza ricorrere all’indebitamento bancario. Ma lo strumento è efficace anche per il sostegno di aziende di minori dimensioni.

Il factoring ha dimostrato la sua capacità di essere sempre più al fianco delle imprese, sia nelle fasi di crescita del mercato sia nelle situazioni di congiuntura economica negativa, e di svolgere un ruolo di sostegno della liquidità, che si rivela utile anche per le imprese in difficoltà finanziarie

Che linguaggio parlano banche e imprese?

Quando ti rivolgi alla banca per chiedere un finanziamento ti può capitare di presentarti con:

● un trend del fatturato altalenante;

● una conoscenza solo indicativa del tuo fabbisogno finanziario;

 ● una modesta patrimonializzazione;

 ● l’esigenza di rinegoziare il debito bancario in essere;

 ● una richiesta di credito per nuovi progetti o progetti già avviati.

Il più delle volte trovi:

● un difficile accesso al credito;

● una sempre maggiore richiesta di garanzie;

● una modesta valorizzazione del nuovo capitale immesso in azienda, considerato più una garanzia per ottenere il rimborso dei prestiti che un motivo per migliorare il merito di credito;

● la richiesta di maggiori informazioni qualitative e prospettiche.

In sintesi, hai difficoltà a dialogare con la banca e ad arrivare a un punto di incontro tra la tua necessità di finanziamento e l’esigenza della banca di disporre di sufficienti garanzie a rimborso del credito. Per uscire da questo impasse nel rapporto banca-impresa è necessario individuare al meglio i fabbisogni finanziari della tua impresa e presentarti in modo adeguato per facilitare il dialogo con gli interlocutori bancari.

Analogamente a quando ti presenti ad un potenziale cliente o fornitore, anche nei confronti della banca devi prima di tutto dimostrare di voler agire per la continuità aziendale, spiegare che l’azienda ha le risorse e le caratteristiche per stare sul mercato, che la proprietà crede nell’impresa e continuerà ad investire, che esistono competenze per la crescita e lo sviluppo dell’attività.

Quando chiedi credito la banca raccoglie informazioni quantitative che provengono principalmente dal bilancio.

L’istituto di credito può reperire anche informazioni qualitative, per esempio, dal tuo sito internet o dalle tue brochure commerciali, o da altri data-base che raccolgono informazioni sulle tue abitudini di pagamento.

Infine, la banca generalmente consulta le informazioni di carattere andamentale che riguardano i tuoi rapporti con il sistema bancario, la movimentazione dei tuoi conti, l’effettivo utilizzo dei fidi.

Cessione diretta

Cosa Possono Fare Oggi le Imprese Edili con Crediti da Cedere e che Necessitano di Liquidità?

Con la Pubblica Amministrazione bloccata nell’acquisto dei crediti per via del divieto imposto dall’ultimo decreto e le banche ancora in stallo fino alla prossima decisione del tavolo tecnico, numerose imprese edili sono lasciate nell’incertezza.
Rimangono però i cantieri già avviati da finanziare e parte della finanza necessaria alle imprese edili era proprio pianificata sulla base della cessione dei crediti che avevano maturato e che si preparavano a cedere.Sono state tante, infatti, le richieste di prestiti ponte da parte da numerose imprese dell’edilizia che stanno arrancando nel portare avanti i lavori avviati e che devono scontrarsi con tempi di cessione estremamente rallentati se non proprio a dei blocchi dei flussi di cessione.Per ottenere liquidità in tempi rapidi e iniziare a smaltire il proprio carico di crediti è però possibile ricorrere alle Cessione Diretta.

Cos’è La Cessione Diretta

Per cessione diretta si intende la vendita di crediti maturati da una società edile o general contractor ad un’altra impresa con alto fabbisogno fiscale che userà tali crediti in compensazione dell’F24.
Questa modalità di cessione si differenzia dalla tradizionale in quanto non prevede l’intermediazione di un istituto di credito, per questo è caratterizzata da tempistiche di monetizzazione molto rapide , e riguarda una porzione del cassetto fiscale.
La procedura viene solitamente conclusa con l’ausilio di un Advisor Finanziario che tutela le due parti effettuando la due diligence sui crediti venduti e fungendo da garante del pagamento dei crediti.